Le 8 regole della luce, secondo Mario Nanni



Che cosa significa disegnare la luce nel cinema? Solo i grandi DOP possono darci una spiegazione a riguardo, e probabilmente neppure in modo completo. Spesso per innovare un'arte si è costretti a prendere spunto da quelle attigue: la contaminazione può sfociare in vicoli ciechi ma anche dare il via a nuovi percorsi, fino a prima impensabili (vedi ad esempio il caso della geometria dell'immagine in Kubrick)
Questo dunque il motivo per cui, questa volta, affrontiamo il tema della luce non tanto dal punto di vista di quello classico, cioè del direttore della fotografia, come abbiamo fatto in un precedente post, ma da una prospettiva del tutto nuova: quella di un progettista della luce di fama internazionale, ovvero Mario Nanni.

Il video che vi proponiamo è stato realizzato in occasione della personale dedicata a lui presso lo SPAZIO FMG PER L'ARCHITETTURA, Galleria milanese di Iris Ceramica e FMG Fabbrica Marmi e Graniti.

Il titolo della mostra è:
 "Le otto regole di luce di Mario Nanni"


Ve le proponiamo ora nella loro interezza:

  • 1.  Regola 1 | PRESENZA ASSENZA Presenza di Luce e assenza di corpo illuminante: magia, stupore ed emozione della luce senza l'evidenza della forma da cui nasce. La presenza-assenza della luce è un viaggio spazio temporale che rompe i confini della materia. Da una sorgente nascosta far risplendere i corpi su cui la luce si appoggia. 
  • 2. Regola 2 | LUCE SOLO DOVE SERVE Chimica della luce: ci vuole la dose giusta e calibrata perché nasca l'alchimia. In un ambiente non servono tante luci. Ne basta una. Capace di far cogliere le emozioni, gli sguardi, l'attenzione. Luce, una e una sola. Dove serve. 
  • 3. Regola 3 | LO SPESSORE DELLA LUCE Ha spessore ciò che ha volume, ha volume ciò che genera ombra. L'ombra nasce dalla luce e la luce genera volumi definendone gli spazi. La luce che aiuta a scoprire e leggere l'architettura stessa. La luce è materia e come tale va trattata. 
  • 4. Regola 4 | LUCE MATERIALE DA COSTRUIRE Un progetto non è solo materia ma anche luce. L'architettura è progettazione di luce. Troppo spesso la luce è un post intervento: corregge enfatizza e nasconde ciò che ha già preso una sua forma. Ma la luce, quella che non si vede ma si sente è un tutt'uno con la materia che si appoggia. E' quindi necessario costruire con la luce. 
  • 5. Regola 5 | ELOGIO DELL'OMBRA La forza della luce coincide con l'approssimarsi al suo spegnersi. Su questo confine tra luminosità e oscurità prende forma l'architettura. Si ragiona per positivo e negativo: l'ombra è il vuoto e il pieno della luce. Quando si produce luce, non bisogna progettare tanto la luce in sé quanto l'ombra che gli oggetti colpiti da essa emettono. 
  • 6. Regola 6 | LUCE IN MOVIMENTO La luce segue il ritmo che va dall'alba al tramonto cogliendo aspetti architettonici, simbolici, narrativi e descrittivi legati alla città e ai suoi protagonisti. Muovendosi la luce diventa racconto e poesia come nel caso dell'illuminazione della facciata del Teatro alla Scala di Milano: grazie alla LIV (Lampadina a immagini variabili) la luce è in grado di modularsi e di trasformare le superfici su cui si appoggia modificando i confini e le profondità della facciata stessa. 
  • 7. Regola 7 | LA LUCE GENERA COLORE Nessun oggetto emana un colore uguale a se stesso durante tutto l'arco della giornata. L'oscurita fa scomparire i colori perché il colore è luce. È la luce che dà ad ogni oggetto il suo colore, per questo il colore diventa strumento di progettazione. 
  • 8. Regola 8 | L'EMOZIONE DEL NULLA L'emozione del nulla è l'incanto di poter vivere una situazione piacevole per mezzo della luce che avvolge uno spazio, senza che essa si manifesti apertamente, vivere emozioni attraverso quello che vedo. Rendere più pregne di significato le cose. Creare una magia invisibile. Come nel caso dell'illuminazione della scultura dell'Ermafrodito dormiente non occorre creare una luce sagomata che avvolge omogeneamente nella sua totalità l'opera; si tratta di dare un valore alla sua inquadratura, appoggiare lo sguardo della luce dove si appoggia lo sguardo dello spettatore.


Sono regole, come vedete, dedicate principalmente al contesto progettuale; ma, riviste nel giusto modo, possono essere un'utile spunto di riflessione per ripensare a fondo il concetto del senso della luce all'interno della produzione video di un cortometraggio oppure di un documentario.


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